Flavia Arzeni Biancheri


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Flavia Arzeni Biancheri


ARTE - NATURA - SPIRITUALITA'

FLAVIA ARZENI BIANCHERI ' @All Right Reserved 2023

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fiore

"The softest thing in the universe
Overcomes the hardest thing in the universe.
That without substance can enter where there is no room.
Hence I know the value of non-action.

 

Teaching without words and work without doing
Are understood by very few."

 

TAO TE CHING, 43

Flavia Arzeni Biancheri 

BIOGRAFIA

FLAVIA ARZENI BIANCHERI  vive e lavora tra  Roma, Berlino e un casolare in campagna, al confine  tra Umbria e Toscana. Figlia del poeta e traduttore Bruno Arzeni* e di Helga Steinmeyer è cresciuta  tra  i paesaggi collinari delle Marche  ed alcune grandi città della Germania (Monaco di Baviera, Hannover) prima di tornare in Italia e stabilirsi a Roma. Laureatasi all’Istituto Universitario  Orientale di Napoli ha completato i suoi studi alla Freie Universität di Berlino ed è stata  per molti anni docente di  letteratura e cultura tedesca all’Università  Sapienza di Roma.  E’ stata sposata  con il diplomatico e scrittore Boris Biancheri *, dal matrimonio sono nati i figli Niccolò e Nathalie*. Ha trascorso lunghi periodi in Giappone, negli Stati Uniti e in Inghilterra e ha viaggiato estensivamente in India e in vari paesi asiatici. 

 

Tornata in Italiala  vita da ‘nomade’ l’ha portata a privilegiare nei suoi corsi universitari l’interesse  per  tematiche legate alla fluidità dei confini e ad approfondire il confronto tra  culture, letterature, sensibilità ed espressioni artistiche diverse, concentrandosi in particolare sul rapporto  tra linguaggio letterario e arti figurative .  L' esperienza  vissuta tra Oriente e Occidente, l’ha spinta anche ad approfondire i suoi studi su autori come Herman Hesse e Rabindranath Tagore, entrambi scrittori e pittori con una speciale sensibilità per il mondo della  natura e la dimensione spirituale. 

 

Ad Hesse, che ha vissuto sempre a stretto contatto con l’ambiente naturale ,che ha amato e lavorato appassionatamente nei suoi giardini ,che ha infinite volte  parlato di piante, alberi e fiori  nei suoi scritti ,disegni e acquarelli, è infatti dedicato il giardino  che ha creato nel 2008  tra le colline della Toscana e di Città della Pieve, come racconta nei  volumi  Hermann Hesse-Erlebte Orte ( Hermann Hesse-Luoghi della vita )(Suhrkamp, 2023); Hermann Hesse's Global Impact. Past, Present, Future. (Camden House, 2024).

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Sulle  orme  dell’autore di Siddhartha che nel microcosmo naturale del giardino  aveva trovato  una  strategia di sopravvivenza   e un  impulso  alla meditazione,  ha concepito il giardino come  luogo privilegiato  per la ricerca interiore,  l’accettazione della precarietà della vita  e della perenne trasformazione del mondo.

 

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Sempre più orientati al rapporto tra arti figurative, poesia, filosofia  e spiritualità, negli ultimi anni i suoi interessi hanno trovato espressione nella rappresentazione grafica e figurativa. Sollecitata dal pensiero e dagli scritti sull’arte di Rudolf Steiner, nel 2018 a Spoleto ha partecipato alla mostra  Rudolf Steiner. Forme della vita interiore   con una  interpretazione pittorica del Calendario antroposofico dell’anima. .

Sempre  a Steiner, l’anno dopo, è dedicata la manifestazione   Pensare i colori, vedere i pensieri  presso l’Istituto Italiano di  Studi germanici  di Roma.

Nella mostra  Metamorfosi ( Casa delle Letterature 2019 ) ha proposto insieme alle  opere fotografiche di Enzo Ragazzini,  l’interpretazione visiva della poesia Alle Tode (Tutte le morti ) di Hesse. I collages di  foglie, radici e rami da una parte, gli  oggetti assemblati con pietre o  legni lavorati dal tempo e dagli agenti atmosferici dall’altra, ricreano nuove forme e rispecchiano un processo di metamorfosi che rimandano sorpresa ed emozione ma suggeriscono  anche il rispetto per l’ambiente e l’amore per la natura (anche nelle sue manifestazioni più umili e apparentemente trascurabili).

Nel 2021  torna  di nuovo su Tagore con la mostra nello spazio  Indoroma in cui interpreta  alcune  poesie  del grande poeta indiano insieme a un ciclo ispirato  al Tat Tvam Asi induista, sull’identità uomo-natura e sull’ idea   di una natura senza confini  come  una, sola, grande unità.

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E alla natura ha dedicato  negli ultimi anni disegni, poesie, fotografie e installazioni, sollecitata ancora dagli  studi su Goethe ed Hesse ma anche dalla consapevolezza dell’interconnessione e interdipendenza del mondo ribadita dall’approccio buddhista alla questione ambientale( Thich Nhat Hanh), e da una sempre crescente  attenzione alla complessa, variegata vita degli  alberi data da scienziati come  Stefano Mancuso.  

 Recentemente, i danni arrecati ad alcuni alberi  del suo giardino   da agenti esterni  e virus spesso letali,  l’ha decisa infatti a non sacrificarli come “defunti” ma a salvarli in una nuova forma. A tale recupero,  che ne ha trasformato delle parti in sculture, sta dedicando attualmente la sua attenzione.  Lavorare su di essi, farli diventare altro,  salvarli come simboli della memoria,   come poèmes objects  o più concretamente come nidi di accoglienza per uccelli   risponde al desiderio  di dare un senso alla perdita  legata al mutamento perenne della natura nel suo perenne ciclo di vita e morte .